Il secondo mandato di Sergio Mattarella è molto diverso da quello di Napolitano (e per certi versi più drammatico per la politica).
Come Napolitano, Mattarella è stato rieletto Presidente della Repubblica al termine del suo settennato e ha deciso di accogliere la chiamata del Paese accettando il secondo mandato.
Una decisione sofferta, quella di Mattarella, che aveva fatto sapere con larghissimo anticipo di non essere disponibile. E in effetti nessuno dei leader delle principali forze politiche voleva chiudere la corsa al Colle con il Mattarella bis, come invece sarebbe accaduto all’ottava votazione.
La rielezione del Presidente della Repubblica: se l’eccezione diventa la regola per colpa di una classe politica non all’altezza della situazione
Il problema è che l’Italia si è scoperta senza una classe politica forte, in grado di fare politica. E con un Paese alle prese con l’emergenza sanitaria e i rincari sono andate in scene trattative (anche grottesche, almeno per quanto riguarda il dietro le quinte) che si sono concluse senza un nulla di fatto. Dopo sei giorni e sette votazioni a vuoto si è deciso di chiedere un sacrificio al Presidente uscente, con Mattarella che ha fatto ben poco per nascondere il suo disappunto. Mattarella ha deciso di sacrificarsi, ma evidentemente è consapevole del dramma politico che si è consumato e che si sta consumando.
Sia chiaro, per un amante delle istituzioni la rielezione al Colle non è un premio, è un campanello d’allarme. Se la politica non riesce a trovare alternative e preferisce tenere per 14 anni la stessa persona alla guida del Paese evidentemente c’è qualcosa che non va. Quattordici anni di potere rappresentano uno scenario più vicino alla monarchia che ad una Repubblica.
Sia chiaro, come abbiamo visto la Costituzione non vieta la rielezione. Anzi, non prende proprio in considerazione il numero di mandati del Capo dello Stato. Evidentemente l’impianto prevede o almeno suppone un ricambio ogni sette anni. Invece negli ultimi dieci abbiamo avuto due Presidenti della Repubblica che hanno accettato il secondo mandato. Napolitano e Mattarella, appunto.
Perché il secondo mandato di Mattarella è diverso da quello di Napolitano
La prima grande differenza è rappresentata dal fatto che nel 2013, anno della rielezione di Giorgio Napolitano, non c’era l’emergenza sanitaria. Il Covid non esisteva neanche negli incubi più remoti della popolazione. Il 2022 è l’anno dell’emergenza sanitaria – in fase calante – e della crisi economica nata del dramma del Covid. Il 2022 però è anche l’anno della grande occasione da non fallire, quella del Pnrr. L’anno in cui bisogna render conto all’Europa di quello che si spende e di come lo si spende.
Anche dal punto di vista politico siamo di fronte a due rielezioni non paragonabili o comunque molto diverse tra loro. Nel 2013 il Napolitano bis è nato dalla spaccatura nel Pd. I famosi 101 sabotarono il Partito democratico dando spazio ad una astro nascente della politica italiana. Beppe Grillo, il quale invitava le persone a marciare sul Parlamento. La politica doveva fare i conti con un Movimento 5 Stelle ruspante e nessuno sapeva come gestire questa nuova realtà politica. Assolutamente i crisi, i vari Bersani, Berlusconi e Monti andarono in processione da Napolitano chiedendogli di restare.
Nel 2022 la rielezione del Presidente della Repubblica nasce dal basso. Non dai leader di partito ma dalla pancia del Parlamento, che fin dal primo giorno ha fatto il nome di Mattarella. Il piccolo fiumiciattolo nel corso dei giorni, grazie alle votazioni a vuoto e alle indicazioni dei leader di votare scheda bianca o di astenersi, è diventato un torrente in piena che ha distrutto gli argini. I leader di partito, che ancora cercavano una soluzione, si sono ritrovati con l’acqua alla gola. E così è nato il Mattarella bis. Al Quirinale, per chiedere al Presidente di restare, sono andati i capigruppo e i Presidenti delle Regioni, quelli che effettivamente lo hanno voluto.